Formazione osteopatica per logopedisti

Nuove prospettive per una presa in carico globale

formazione osteopatica per logopedisti

Negli ultimi anni, la crescente diffusione di approcci riabilitativi integrati ha evidenziato l’efficacia della collaborazione tra diverse figure sanitarie. In questo contesto, la formazione osteopatica per logopedisti si rivela una risorsa preziosa, soprattutto nella gestione di pazienti pediatrici con disturbi multifattoriali. Questo articolo analizza in profondità sei aree cliniche dove l’alleanza logopedia-osteopatia risulta particolarmente efficace.

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Disturbi delle funzioni orali

Le funzioni orali (suzione, deglutizione, masticazione, articolazione, respirazione) sono alla base dello sviluppo del linguaggio e della comunicazione. Un’alterazione anche minima in uno di questi domini può generare un effetto domino sull’intero sistema orofacciale.


I logopedisti si occupano del recupero funzionale attraverso tecniche riabilitative dirette sul distretto coinvolto, mentre l’osteopatia consente di intervenire a livello miofasciale, strutturale e neurovegetativo. Tecniche cranio-sacrali, manipolazioni leggere e approcci viscerali favoriscono la regolazione del tono muscolare, migliorano la coordinazione tra respirazione e deglutizione, e normalizzano la sensibilità orale.


Nei neonati con difficoltà di suzione o nei bambini con squilibri muscolari oro-facciali, il lavoro combinato permette una presa in carico precoce, globale e più efficace.

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Disturbi della voce

I disturbi della voce in età evolutiva, come le disfonie funzionali, possono derivare da un uso scorretto del corpo durante la fonazione. La logopedia interviene su educazione vocale, controllo pneumofonico e igiene della voce, ma i risultati possono essere amplificati grazie al supporto osteopatico.


Il trattamento osteopatico può favorire il rilascio delle tensioni laringee, migliorare l’elasticità della muscolatura respiratoria e ottimizzare la meccanica toraco-diaframmatica.

Un assetto posturale corretto e una buona coordinazione tra diaframma, muscoli accessori e corde vocali favoriscono una fonazione meno dispendiosa e più fisiologica, con ricadute positive sul benessere vocale.

Disturbi della fluenza

La balbuzie e altri disturbi della fluenza rappresentano condizioni complesse che coinvolgono aspetti motori, emotivi e cognitivi. Il trattamento logopedico lavora sulla consapevolezza del disturbo, sulle strategie comunicative e sulla gestione delle disfluenze. Tuttavia, la dimensione corporea, spesso trascurata, gioca un ruolo importante nella cronicizzazione.


L’osteopatia, con il suo approccio alla regolazione del sistema nervoso autonomo e alla riduzione delle tensioni muscolari generalizzate, aiuta a ridurre l’iperattivazione e le rigidità laringee e toraciche, facilitando una maggiore fluidità del parlato.


Questo è particolarmente rilevante nei bambini, nei quali lo stato somatico e l’ansia influenzano profondamente la qualità dell’eloquio.

Disartria e disturbi della motricità fono-articolatoria

Nei disturbi neurologici dell’infanzia, come la paralisi cerebrale infantile, la disartria è tra le problematiche più frequenti, con una prevalenza superiore al 50% secondo Nordberg et al. (2013).


La logopedia si focalizza sul miglioramento dell’intelligibilità del parlato e sull’uso di strumenti compensativi come la Comunicazione Aumentativa Alternativa.
L’osteopatia interviene a livello posturale e neuromotorio, agendo su tono muscolare e coordinazione globale.


Un corretto allineamento del rachide, una mobilità efficiente del cranio e una respirazione efficace sono prerequisiti fondamentali per il successo della riabilitazione logopedica, in particolare nei bambini con compromissioni complesse.

Disturbo fonetico-fonologico e disprassia verbale

Nei disturbi di pianificazione motoria, come la disprassia verbale, il bambino ha difficoltà nell’organizzare sequenze di movimenti articolatori intenzionali, pur in assenza di deficit neuromuscolari. La logopedia agisce sulla consapevolezza motoria e sulla produzione graduale dei suoni linguistici, ma un approccio esclusivamente top-down può risultare insufficiente.


L’osteopatia favorisce la plasticità neuro-motoria attraverso tecniche che migliorano la propriocezione, l’integrazione sensoriale e l’attivazione delle catene miofasciali coinvolte nella fonazione. Il lavoro corporeo preparatorio facilita l’accesso e il consolidamento delle abilità fonetiche, integrandosi perfettamente con le strategie logopediche.

Autismo e disturbo della comunicazione sociale

I disturbi della comunicazione pragmatica, spesso presenti nei bambini con disturbo dello spettro autistico, coinvolgono linguaggio verbale, aspetti non verbali, attentivi e sensoriali.


L’intervento logopedico lavora sul potenziamento delle abilità comunicative e sul sostegno al linguaggio tramite supporti visivi o tecnologie assistive.
L’osteopatia, dal canto suo, modula l’iperreattività o ipo-reattività sensoriale, normalizza la sensibilità orale e migliora la regolazione tonica.
La sinergia tra i due approcci migliora l’adattamento ambientale e la capacità del bambino di partecipare attivamente agli scambi comunicativi.

L’integrazione della formazione osteopatica nel profilo professionale del logopedista offre vantaggi tangibili nei percorsi riabilitativi, soprattutto in ambito pediatrico .L’approccio globale consente di agire su componenti corporee spesso trascurate, migliorando l’efficacia del trattamento logopedico e accelerando i tempi di recupero.


La complementarietà tra interventi verbali e corporei permette una presa in carico più completa, centrata non solo sul sintomo, ma sulla funzionalità complessiva del bambino. Alla luce delle evidenze, una formazione osteopatica rappresenta non solo un’opportunità di crescita professionale, ma anche un atto clinico responsabile e orientato alla complessità del reale.

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Bibliografia

  • Chilosi, A. M., & Cerri, C. (2010). Disprassia verbale e disturbi della coordinazione oromotoria. Trento: Erickson.
  • Magnani, S. (2009). Il bambino e la sua voce. Carocci Faber.
  • Nordberg, A., Miniscalco, C., Lohmander, A., & Himmelmann, K. (2013). Speech problems affect more than one in two children with cerebral palsy: Swedish population-based study. Acta Paediatrica, 102(2), 161–166.
  • Palmer, R., & Enderby, P. (2007). Treating dysarthria in children: Results from a pilot therapy study. Advances in Speech–Language Pathology, 9(2), 140–148.
  • Shriberg, L. D., Kwiatkowski, J., & Mabie, H. L. (2019). Estimates of the prevalence of motor speech disorders in children with idiopathic speech delay. Clinical Linguistics & Phonetics, 33(8), 679–706.
  • Ketelaars, M. P., Cuperus, J. M., van Daal, J., Jansonius, K., & Verhoeven, L. (2009). Screening for pragmatic language impairment: The potential of the children’s communication checklist. Research in Developmental Disabilities, 30(5), 952-960.
  • Yoo, J., Kim, H., Lee, J., et al. (2024). Development of a digital intervention application for children with autism spectrum disorder and social communication disorder: A pilot clinical trial. Neuroscience Applied, 3, 104335.

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