La coccigodinia, o dolore coccigeo, è una condizione dolorosa localizzata all’estremità inferiore della colonna vertebrale, spesso sottodiagnosticata ma clinicamente rilevante. Può avere numerose cause, tra cui traumi, anomalie anatomiche, disfunzioni muscolari e patologie viscerali. Un aspetto particolarmente significativo riguarda le cause ostetriche, che rappresentano una percentuale non trascurabile delle coccigodinie croniche, con impatti diretti sulla qualità della vita post-partum.
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Anatomia e fisiopatologia del coccige
Il coccige è un piccolo osso terminale che funge da punto di inserzione per numerosi legamenti (sacro-coccigei, anococcigeo) e muscoli (grande gluteo, elevatori dell’ano). È articolato al sacro tramite l’articolazione sacro-coccigea, un’anfiartrosi che consente movimenti di flessione ed estensione, fondamentali nella dinamica posturale e durante il parto.
Le strutture nervose coinvolte comprendono il nervo coccigeo e le fibre ortosimpatiche del plesso pelvico, rendendo la regione particolarmente sensibile a traumi e disfunzioni biomeccaniche.
Coccigodinia di origine ostetrica
Secondo Maigne & Diouf (2012), circa il 7% delle donne sviluppa coccigodinia dopo il parto. Tra queste, oltre il 50% ha subito un parto strumentale (forcipe o ventosa), mentre una parte significativa ha avuto un parto spontaneo ma descritto come “difficile”.
Il meccanismo lesivo di verifica solitamente durante la fase espulsiva del parto, in cui la testa del feto può esercitare una forte pressione posteriore sul coccige, causando una sublussazione posteriore data dallo spostamento anomalo dell’articolazione sacro-coccigea; una rottura del coccige o della vertebra S5 in casi di parto molto traumatico; una rottura del disco sacro-coccigeo o dei legamenti, osservabile solo tramite radiografie dinamiche.
Fattori di Rischio
- Parto con strumenti: maggiore probabilità di lesioni strutturali.
 - Perineo corto: distanza minore tra la testa del bambino e il coccige.
 - Obesità materna: modifica la dinamica pelvica e la posizione seduta.
 - Coccige rigido o morfologia predisponente (es. tipo III o IV nella classificazione di Postacchini).
 
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Diagnosi e approccio terapeutico alla coccigodinia post-partum
La diagnosi della coccigodinia, in particolare quella di origine ostetrica, richiede un’attenta valutazione clinica e strumentale. Il sintomo cardine è il dolore localizzato al coccige, che si manifesta tipicamente durante la seduta prolungata o nel momento in cui il paziente si alza da una posizione seduta. La palpazione diretta del coccige e dell’interlinea sacro-coccigea può evocare dolore acuto, spesso accompagnato da spasmo dei muscoli elevatori dell’ano o ischiococcigei, confermando l’interessamento muscolo-legamentoso locale.
Uno strumento diagnostico essenziale è la **radiografia dinamica laterale**, eseguita in posizione eretta e seduta. Questo esame consente di valutare la mobilità del coccige: un’escursione angolare superiore ai 25–30° è indicativa di ipermobilità patologica, mentre deviazioni anomale suggeriscono sublussazioni post-traumatiche. Tali alterazioni sono frequenti nei casi di coccigodinia post-partum, specialmente dopo parti difficili o strumentali, dove la testa fetale può aver indotto un trauma diretto al segmento coccigeo.
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Il trattamento della coccigodinia si articola in vari livelli, iniziando da approcci conservativi e progressivamente, se necessario, giungendo a soluzioni più invasive. Gli interventi non chirurgici rappresentano la prima linea terapeutica e comprendono modifiche ergonomiche (come l’uso di cuscini a ciambella), infiltrazioni locali di corticosteroidi, e tecniche di riabilitazione manuale. Tra queste ultime, l’osteopatia ha mostrato risultati promettenti: la terapia manipolativa osteopatica (OMT), come documentato da **Origo et al. (2018)**, si è dimostrata efficace nella riduzione del dolore e nella ripresa funzionale nei pazienti con coccigodinia cronica.
Il trattamento osteopatico si concentra su manovre specifiche, tra cui la liberazione dell’articolazione sacroiliaca, il rilassamento del pavimento pelvico e la mobilizzazione diretta del coccige.
Tecniche come il massaggio degli elevatori dell’ano (es. tecnica di Thiele) e lo stiramento miofasciale possono migliorare l’elasticità tissutale e ridurre l’irritazione meccanica. La precocità del trattamento è un fattore prognostico positivo, in quanto le strutture muscolari rispondono meglio in caso di lesioni recenti.
Nei casi refrattari ai trattamenti conservativi, si può considerare la coccigectomia, ovvero la rimozione chirurgica del coccige. Sebbene efficace, questa procedura non è priva di rischi, come infezioni post-operatorie, e deve essere riservata a casi selezionati con chiari segni radiologici di instabilità.
Infine, per i casi di dolore cronico intrattabile, la neuromodulazione mediante stimolazione del ganglio della radice dorsale (DRGS) rappresenta un’opzione emergente. Questa tecnica, come riportato da Santiago et al. (2023), si è dimostrata utile nei dolori pelvici refrattari, aprendo nuovi orizzonti terapeutici per la coccigodinia cronica.bisogni reali della donna, rafforzando il suo equilibrio corporeo e il benessere psicofisico in una delle fasi più trasformative della vita.
La coccigodinia post-partum è una condizione clinica rilevante, spesso sottovalutata, che può compromettere il recupero della donna nel post-parto. Riconoscere le cause ostetriche permette una diagnosi precoce e un trattamento mirato. L’osteopatia si rivela un valido alleato terapeutico, in grado di offrire sollievo senza ricorrere subito a soluzioni invasive. La radiologia dinamica rappresenta lo strumento diagnostico chiave, mentre l’approccio multidisciplinare rimane il pilastro della gestione efficace.
Bibliografia
- 1. Maigne JY, Diouf M. Postpartum coccydynia: a case series study. Eur J Phys Rehabil Med. 2012;48:387–92.
 - 2. Garg B, Ahuja K. Coccydynia: a comprehensive review. J Clin Orthop Trauma. 2021;12(1):123–129.
 - 3. Origo D, et al. Osteopathic treatment in chronic coccydynia. J Bodyw Mov Ther. 2018;22(2):261–265.
 - 4. Mouhsine E, et al. Posttraumatic coccygeal instability. Spine J. 2006;6(5):544–549.
 - 5. Dupuis O, et al. Instrumental extraction and complications. Gynecol Obstet Fertil. 2003;31(11):920–926.
 
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