Il piede piatto rappresenta una delle condizioni più frequentemente osservate nella valutazione posturale dei bambini. È una caratteristica che genera spesso preoccupazione nei genitori e un certo dibattito tra i professionisti: bisogna trattarlo? È una fase normale dello sviluppo o il segnale di una disfunzione? La risposta, come spesso accade in pediatria, sta nel contesto e nell’osservazione attenta dell’evoluzione.
Nei primi anni di vita, il piede del bambino appare fisiologicamente piatto. Questo aspetto è dovuto alla presenza di un cuscinetto adiposo plantare che maschera l’arco mediale e a un sistema muscolo-legamentoso ancora immaturo. Camminare, saltare, correre: sono tutte azioni che, con la crescita, stimolano lo sviluppo dell’arco plantare. Per questo motivo, nella maggior parte dei casi, il piede piatto che si osserva in età prescolare è semplicemente una fase transitoria e del tutto normale.
La questione si complica quando il piede piatto persiste oltre i sei anni di età, oppure si associa a sintomi come dolore, affaticamento precoce o difficoltà nella deambulazione. In questi casi, non si parla più di una semplice variante fisiologica, ma di una condizione che può avere ripercussioni sulla funzionalità motoria del bambino. Un altro aspetto da non trascurare è la flessibilità del piede: se il piede, osservato in carico, appare piatto ma l’arco riappare quando il bambino si mette in punta di piedi, siamo di fronte a un piede piatto flessibile, che generalmente è benigno. Se invece l’arco è costantemente assente, anche se sottoposto a un carico dinamico, e vi è una limitazione del movimento della caviglia o della sottoastragalica, bisogna valutare la presenza di un piede piatto rigido, che può essere espressione di patologie strutturali come le coalizioni tarsali.
La valutazione clinica richiede tempo e attenzione. Non basta osservare la forma del piede in statica o su carta: è necessario osservare il bambino camminare, saltare, correre, stare in equilibrio su un piede solo, e sottoporlo a tutti i test che possono fornire informazioni preziose su funzionalità e flessibilità della struttura. Altrettanto importante è valutare la presenza di lassità generalizzata, ipermobilità articolare e lo sviluppo motorio globale.
Quando il piede piatto è asintomatico, flessibile e non limita la vita attiva del bambino, non è necessario alcun trattamento, ma è necessario osservarne l’evoluzione nel tempo. Viceversa, quando il bambino lamenta dolori ricorrenti, fatica nel camminare o rifiuta l’attività fisica, è opportuno intervenire in modo mirato. Le strategie conservative includono esercizi di attivazione della muscolatura del piede, giochi su superfici instabili per migliorare la propriocezione, e una corretta scelta della calzatura. Le ortesi plantari possono essere una risorsa preziosa nei casi in cui vi sia compromissione funzionale, ma non vanno prescritte automaticamente.
Un ruolo importante è svolto anche dall’intervento fisioterapico e osteopatico. La mobilizzazione delle articolazioni tarsali, il trattamento delle catene muscolari ascendenti e il lavoro sul sistema fasciale possono contribuire a migliorare l’equilibrio del carico e favorire una crescita armonica. L’approccio manuale, se ben calibrato e integrato in un contesto evolutivo, può restituire libertà di movimento e stimolare una migliore organizzazione posturale.
In definitiva, il piede piatto infantile non è una diagnosi, ma un quadro che va interpretato con attenzione e rispetto per la fisiologia. Il compito del professionista non è solo “correggere” un arco assente, ma comprendere quando e perché quel piede non sta facendo il suo naturale percorso di maturazione.
Approccio riabilitativo: stimolare il piede che cresce
Nel trattamento del piede piatto sintomatico o persistente, le strategie riabilitative mirano a potenziare la muscolatura intrinseca e propriocettiva, a migliorare la coordinazione neuromotoria e a favorire un corretto schema del passo.
Un buon piano di intervento dovrebbe prevedere:
1. Attivazione muscolare specifica Esercizi come la presa delle dita su piccoli oggetti, il sollevamento della volta plantare, la spinta del primo dito contro resistenza e il rinforzo del tibiale posteriore sono fondamentali. L’obiettivo è far “lavorare” attivamente il piede, sviluppando tono e controllo.
2. Stimolazione sensoriale e propriocettiva Camminare su superfici irregolari (sabbia, tappeti sensoriali, pavimenti inclinati), salti monopodalici, slalom e percorsi dinamici aiutano a sviluppare la percezione del carico e l’equilibrio.
3. Educazione al movimento e rieducazione posturale Lavorare sull’organizzazione globale del passo, sull’appoggio corretto e sull’uso del bacino e del tronco nel cammino è altrettanto importante. Spesso il piede piatto è solo una “spia periferica” di un’organizzazione corporea immatura o compensata.
4. Calzature e ortesi La scarpa deve essere flessibile anteriormente ma con un minimo supporto al retropiede, soprattutto nei bambini con lassità. Le ortesi plantari devono essere usate solo se il bambino presenta dolore, fatica marcata o deformità secondarie — sempre in concomitanza con un lavoro attivo.
5. Trattamento manuale (osteopatico o fisioterapico) Il riequilibrio della mobilità tarsale, il rilascio fasciale del piede e delle catene ascendenti, e il lavoro su bacino e diaframma possono migliorare la distribuzione del carico e l’efficienza dell’appoggio.
Modello di follow-up clinico: valutare, osservare, decidere
Per una gestione efficace, è utile strutturare un percorso di osservazione e trattamento nel tempo, adattato all’età e alla sintomatologia del bambino. Ecco un esempio pratico:

Integrare queste informazioni nella valutazione clinica consente di rispettare la fisiologia dello sviluppo evitando trattamenti precoci o eccessivi, ma anche di intervenire con precisione quando il piede segnala un sovraccarico funzionale o uno squilibrio motorio.
Per affrontare il piede piatto infantile con competenza, è fondamentale uscire dalla logica del protocollo rigido e sviluppare uno sguardo integrato, che tenga conto della fisiologia, dello sviluppo motorio e dell’unicità di ogni bambino. Questo richiede conoscenze specifiche, sensibilità clinica e un aggiornamento continuo.
Se anche tu desideri approfondire questi temi con un approccio fondato sull’evidenza ma attento alla globalità del bambino, scopri Academy di Osteopatia Pediatrica. Un percorso formativo pensato per professionisti che vogliono crescere, aggiornarsi e intervenire con precisione.
👉 Scopri Academy di Osteopatia Pediatrica e porta la tua pratica pediatrica a un livello superiore.
Bibliografia Utile:
· Dars, S., Uden, H., Kumar, S., & Banwell, H. A. (2018). The effectiveness of non-surgical intervention (Foot Orthoses) for paediatric flexible pes planus: A systematic review. PLoS ONE, 13(2), e0193060. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0193060
· Markowicz, M., Górniak, K., Kasprzak, M., Krekora, K., & Nowak, A. (2023). The rehabilitation program improves balance control in children with excessive body weight and flat feet by activating the intrinsic muscles of the foot: A preliminary study. International Journal of Environmental Research and Public Health, 20(5), 1901. https://doi.org/10.3390/ijerph20051901
· Mosca, V. S. (2010). Flexible flatfoot in children and adolescents. Journal of Children’s Orthopaedics, 4(2), 107–121. https://doi.org/10.1007/s11832-010-0239-9
· Rome, K., Ashford, R. L., & Evans, A. M. (2010). Non-surgical interventions for paediatric pes planus. Cochrane Database of Systematic Reviews, 2010(7), CD006311. https://doi.org/10.1002/14651858.CD006311.pub2
· Staheli, L. T., Chew, D. E., & Corbett, M. (1987). The longitudinal arch: A survey of eight hundred and eighty-two feet in normal children and adults. The Journal of Bone and Joint Surgery. American Volume, 69(3), 426–428. https://doi.org/10.2106/00004623-198769030-00018
· Uğur, M., & Yilmaz, M. (2013). Pediatric flexible flatfoot: Clinical aspects and algorithmic approach. Acta Orthopaedica et Traumatologica Turcica, 47(5), 370–374. https://doi.org/10.3944/AOTT.2013.3105
Leggi anche:
Partecipa all’Open Class dell’Academy di Osteopatia Pediatrica
Diabete di tipo 1 nei bambini
Plagiocefalia posizionale e ritardi dello sviluppo
