La colica infantile è una condizione comune durante la prima infanzia che colpisce in media 1 su 6 neonati. È caratterizzata da pianto eccessivo e agitazione in neonati che prosperano e si sviluppano normalmente in tutti gli altri aspetti. Oltre alla più comune definizione di coliche infantili definita dalla “regola del tre” di Wessels rispetto al pianto del bambino (il bambino piange almeno 3 ore al giorno, per almeno 3 giorni alla settimana nelle precedenti 3 settimane) si descrivono una serie di possibili fattori concomitanti sperimentati dai pediatri quali abrasioni cutanee, otiti, reflusso, costipazione, infezioni urinarie che ne complicano il quadro.
Sebbene la colica infantile sia considerata una condizione autolimitante, è spesso così stressante da portare i caregiver a cercare un intervento terapeutico. Avere un bambino con coliche è stato associato a un rischio più elevato di sintomi depressivi materni post partum e un alto livello di angoscia anche dopo che la colica si è fermata. All’estremo, il pianto inconsolabile è stato associato alla sindrome del bambino scosso. Circa il 17% delle famiglie con bambini consultano una figura medica a causa della comparsa di sintomatologia riconducibile a coliche infantili.
L’eziologia delle coliche rimane ancora da definire. Tradizionalmente è sempre stata sospettata un’implicazione del sistema digestivo o gastrointestinale, con conseguenti contrazioni dolorose dell’addome. Altre ipotesi includono ad esempio immaturità, allergia al latte vaccino, disfunzione della motilità oppure disturbi nel rapporto genitore-figlio, fattori legati alla gravidanza e al parto o semplicemente l’estremo del pianto normale.
Un numero crescente di studi indica che ci possono essere sequele di questa condizione, compresi i successivi problemi di sviluppo e comportamentali, come disturbi del sonno, capacità di elaborazione sensoriale, mancanza di concentrazione, iperattività e capricci di temperamento. Da alcuni studi inoltre è stato possibile vedere come gli adolescenti che soffrono di emicrania presentano il 6,6 volte in più di possibilità di aver sofferto di coliche.
Trattamento
Considerata la complessità del quadro clinico e i numerosi fattori che possono presentarsi nelle diverse casistiche studiate, è dunque difficile definire una linea guida generale nel trattamento delle coliche.
La cura osteopatica è comunemente usata per trattare le coliche infantili come trattamento manuale con evidenti ripercussioni sul sistema viscerale e apparato gastrointestinale tramite la stimolazione del sistema nervoso autonomo.
Da una analisi della letteratura emerge che la maggioranza degli studi in cui è applicato un trattamento manuale a livello muscolo scheletrico ha esiti complessivamente favorevoli. Dal punto di vista clinico, infatti, la maggior parte dei genitori hanno riferito dopo il trattamento un miglioramento delle ore di pianto dei propri bambini e in alcuni casi anche delle loro condizioni generali. Sono stati riportati pareri molto favorevoli sulla possibile applicazione anche della terapia craniale e del trattamento viscerale sull’addome del bimbo, purtroppo sostenuti da un numero molto ridotto di studi. A favore di quest’ultimo tipo di trattamento, si sottolinea in modo particolare il collegamento tra l’eccessiva tensione del legamento falciforme epatico, dopo il taglio del cordone ombelicale, e la comparsa nei bambini di disturbi gastro-intestinali e di coliche.
Il trattamento osteopatico risulta dunque ad oggi una delle possibilità più frequentemente scelta per il trattamento delle coliche infantili. Tuttavia, la ricerca necessita di ulteriori dati per avvalorarne l’efficacia.

Vorresti rimanere sempre aggiornato sulle ultime novità in ambito sanitario?
Iscrivi alla nostra nostra newsletter CLICCA QUI
Bibliografia essenziali