Indice:
1. Descrizione
2. Condizioni che portano all’intervento
3. Guarigione
4. Riabilitazione e approccio osteopatico
5. Bibliografia essenziale
1. Descrizione
La lombalgia è una delle più comuni cause di disabilità nella popolazione moderna e questa spesso persiste anche nei soggetti sottoposti ad intervento chirurgico di stabilizzazione vertebrale.
Questo consiste nell’immobilizzazione o anchilosi di due o più vertebre mediante fissazione dei corpi vertebrali e spesso può essere associato a discectomia o laminectomia. Tra gli effetti avversi si riscontra la sofferenza a carico dei segmenti adiacenti a quelli fissati, ripercussioni a carico dell’apparato viscerale e del sistema nervoso.
Esistono diversi approcci classificati in base alla via di accesso rispetto al rachide: anteriore (ALIFT), posteriore (PLIF), transforaminale (TLIF) e laterale (LLIFT).
2. Condizioni che portano all’intervento
Le principali indicazioni riguardano le malattie degenerative del rachide lombare che non rispondono al trattamento conservativo, con obiettivo di migliorare i sintomi algici alla colonna o i sintomi irradiati all’arto inferiore in persone con una compressione nervosa dovuta a varie condizioni cliniche come spondilolistesi, patologie del disco intervertebrale e stenosi del canale intervertebrale. Inoltre può essere proposta in presenza di patologia oncologica a carico dei segmenti ossei, esiti di trauma vertebrale e scoliosi.

3. Guarigione
La procedura chirurgica, per sede di accesso e tipologia di stabilizzazione, comporta che questi interventi riportino ripercussioni in relazione alla dissezione muscolare; all’impatto dovuto ai segmenti immobilizzati ovvero le patologie degenerative legate all’ipermobilità delle strutture ossee sub o sovra giacenti o delle articolazioni limitrofe; ripercussioni sull’apparato viscerale e possibile sanguinamento. Inoltre vi può essere peggioramento della sintomatologia algica, spesso associato alla compressione del nervo a più livelli, con conseguente indicazione al re intervento.
4. Riabilitazione e approccio osteopatico
Per quanto riguarda i tempi di inizio del programma riabilitativo, anche al fine di favorire il rientro a lavoro, è raccomandato di iniziare il più precocemente possibile con l’attività aerobica con un programma di deambulazione associato all’educazione del paziente e alla mobilizzazione del sistema nervoso per poi iniziare il programma riabilitativo progressivamente dai due, tre mesi post operatorio per allinearsi con i tempi di guarigione del tessuto osseo.
Le principali proposte riabilitative sono le seguenti:
TECNICA | DESCRIZIONE | EFFICACIA |
esercizio cardiovascolare | attività aerobica come deambulazione e cyclette, precoce e a tolleranza | dimostrata |
mobilizzazione dei tessuti molli | trattamento della componente muscolo tendinea (stretching, massaggio ecc…) | non particolari evidenze supporto |
mobilizzazione del sistema nervoso | attraverso tecniche di neuro dinamica (biomeccanica del sistema nervoso) | non particolari evidenze supporto |
mobilizzazione articolare | a carico di altri distretti come anche e vertebre toraciche, al fine di ottenere una corretta postura ed adeguata funzionalità al fine di ridurre lo stress sulle zone stabilizzate | non particolari evidenze supporto |
core stability exercise (CSE), motor control | perseguita attraverso pilates based exercise (PBE), con la contrazione della muscolatura addominale ed estensoria del tronco, associato a quella perineale ed alla respirazione diaframmatica si ha un effetto di sostegno che protegge la colonna e riduce il rischio di patologie sui segmenti interessati | fortemente raccomandati |
educazione del paziente | adeguata comunicazione riduce il livello di ansia, aumenta la collaborazione e il livello di soddisfazione del paziente | raccomandata nel pre- o post-operatorio |
analisi psicosociale pre- e post-operatoria | atteggiamenti di paura del movimento, ansia, atteggiamento al catastrofismo e depressione sono attitudini riscontrate in questa tipologia di pazienti | raccomandata |
home therapy e graded activity and pain education (GAPE) | esercizio autogestito, correzione ed educazione dello stile di vita e progressiva esposizione allo sforzo al fine di ridurre la paura del movimento | raccomandati |
tecniche osteopatiche (OMT) e chiropratiche | utilizzo di tecniche counterstrain, rilasciamento mio fasciale, muscolo energia, tecniche di Still, manipolazione spinale ed articolare dei segmenti ipomobili, trattamento del nervo vago, diaframma e viscerale | reperibili alcuni case report a supporto |
Nonostante l’integrazione di più tecniche venga proposta da diversi autori e rappresenti un valido strumento terapeutico per trattare gli esiti riscontrati, in particolare il dolore, risulta necessario approfondire, dal punto di vista biomedico e clinico, l’analisi degli effetti di queste procedure applicate sia individualmente che abbinate ed in particolare di quali meccanismi dell’OMT contribuiscano a ridurre i sintomi indagati.

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