Lo scorso novembre è stato pubblicato sul Bulletin of the World Health Organization uno studio dal titolo “Physiotherapy as part of primary health care, Italy”.
L’obiettivo dello studio condotto dai fisioterapisti del Dipartimento delle professioni tecnico sanitarie della Azienda Usl Toscana Centro e ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa era descrivere il modello di fisioterapista di comunità e di famiglia, che mira a incorporare i servizi di riabilitazione all’interno dell’assistenza sanitaria primaria in Toscana.
Il modello è stato progettato nel triennio 2020-2021.
All’interno dello studio vengono descritte le quattro fasi dell’implementazione del modello di caso di studio organizzativo, vale a dire:
- analisi del quadro politico e organizzativo, nonché determinazione dei mutevoli bisogni sanitari;
- modello di co-progettazione e formazione di operatori sanitari multiprofessionali (medici di medicina generale, fisiatri e geriatri locali);
- erogazione e sorveglianza dei servizi riabilitativi; e (iv) valutazione.
Durante il lancio iniziale del progetto nell’aprile-dicembre 2021, i medici generici hanno indirizzato 165 pazienti con un’età media di 83,7 anni al fisioterapista di comunità e famiglia. Gli interventi sono stati attivati principalmente per i pazienti con comorbilità, seguiti da quelli con problemi di immobilizzazione a lungo termine. L’intervento più comunemente fornito è stato il counselling, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi per 127 pazienti. Solo per 10 pazienti è stato proposto un percorso riabilitativo completo. Nessun costo aggiuntivo è stato sostenuto dall’Azienda sanitaria durante l’implementazione del modello.
Nella pubblicazione si leggono i dati preliminari ottenuti su 165 pazienti reclutati nella Ausl Toscana Centro e mostrano come, entro un massimo di quattro interventi, siano stati raggiunti gli obiettivi fissati nel 77% dei casi.
Il modello ha superato la tipica mancanza di integrazione all’interno dei servizi sanitari con flessibilità, promuovendo soluzioni di prossimità assistenziale per far fronte a sfide sanitarie come l’invecchiamento della popolazione e la malattia del coronavirus
Fonte DOI: 10.2471/BLT.22.288339