Nell’attuale era digitale, l’ampio utilizzo della tecnologia sia nel contesto personale che professionale ha innescato una serie di cambiamenti significativi nel nostro stile di vita e nelle dinamiche sociali. Questo aumento esponenziale dell’interazione con dispositivi digitali e piattaforme online ha influenzato profondamente il nostro benessere psicologico, portando alla luce una serie di problematiche cliniche rilevanti, tra cui l’ansia e la depressione.
L’accessibilità costante alla tecnologia e la connettività permanente hanno creato un ambiente in cui le persone sono spesso sottoposte a stimoli continui e sollecitazioni digitali, con conseguenze sulla salute mentale. Il flusso incessante di informazioni, la pressione per mantenere un costante livello di connessione e l’esposizione a contenuti emotivamente carichi possono contribuire allo sviluppo di stati ansiosi e depressivi.
In questo contesto, è essenziale comprendere l’impatto complesso che l’uso della tecnologia può avere sulla nostra salute mentale e implementare strategie per mitigarne gli effetti negativi.
Molti studi hanno indicato che l’uso della tecnologia informatica può portare ad una condizione detta “technostress”, definita come “stress o malattia psicosomatica causata dal lavoro quotidiano con la tecnologia informatica”. Questo tipo di stress può manifestarsi in varie forme e può essere causato da diversi fattori legati all’uso eccessivo o non salutare della tecnologia.
Nella popolazione adulta la pandemia ha aumentato significativamente le modalità di lavoro a distanza e di conseguenza ha incrementato l’uso della tecnologia informatica, che a sua volta ha aumentato il rischio di sviluppare technostress.
Tra le generazioni più giovani sono invece alcune applicazioni di social media installate sugli smartphone ad occupare una quantità significativa del loro tempo portando frequentemente a una scarsa soddisfazione della vita secondo alcuni studi.
Il termine “digital detox” (disintossicazione digitale) è stato introdotto per la prima volta nel 2012, e descrive il “periodo di tempo durante il quale una persona si astiene dall’utilizzare i propri dispositivi elettronici, come gli smartphone, considerato come un’opportunità per ridurre lo stress o concentrarsi sull’interazione sociale nel mondo fisico”.
Gli interventi di disintossicazione digitale sono rappresentati principalmente da inibizioni autoimposte dall’uso di dispositivi elettronici (timeout completo dei dispositivi elettronici o inibizione dell’uso di applicazioni specifiche negli smartphone).
Numerosi studi hanno pubblicato un’efficacia contraddittoria degli interventi di disintossicazione digitale riguardo al miglioramento del benessere di un individuo; nonostante questa ambiguità, la maggioranza dell’opinione pubblica ritiene che allontanarsi dall’informatica migliorerebbe il benessere mentale.
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