Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune che colpisce sempre più bambini in tutto il mondo. Con oltre mezzo milione di nuovi casi diagnosticati annualmente in età pediatrica, è fondamentale prestare attenzione alla diagnosi precoce, che può fare la differenza tra una vita senza complicanze e il rischio di gravi conseguenze. Recenti studi hanno dimostrato che lo screening precoce per il diabete di tipo 1 nei bambini riduce del 94% il rischio di sviluppare complicanze come la chetoacidosi diabetica, una delle manifestazioni più pericolose della malattia.
Chetoacidosi diabetica: una complicanza potenzialmente fatale
La chetoacidosi diabetica (DKA) è una condizione pericolosa che si verifica quando il corpo, incapace di produrre insulina sufficiente, inizia a scomporre i grassi per ricavarne energia. Questo processo produce chetoni, acidi che si accumulano nel sangue, portando a gravi alterazioni neurologiche e, nei casi più gravi, al coma o alla morte. La diagnosi precoce consente di intervenire tempestivamente e prevenire questa complicanza, che rappresenta una delle principali cause di ospedalizzazione e mortalità nei bambini con diabete di tipo 1.
In Italia, grazie alla legge 130/2023, è stato introdotto un programma nazionale di screening pediatrico per il diabete di tipo 1, rendendo il paese il primo al mondo a implementare un’iniziativa di questa portata. Lo screening, che viene effettuato su bambini tra i 2 e i 7 anni, è stato dimostrato essere fondamentale per ridurre significativamente l’incidenza della chetoacidosi. In un recente studio internazionale, è stato riscontrato che nei bambini sottoposti a screening, l’incidenza della chetoacidosi è scesa al 2,5%, rispetto al 41% nei bambini in cui la malattia veniva diagnosticata solo dopo l’insorgenza dei sintomi gravi.
La diagnosi precoce, attraverso l’identificazione di anticorpi specifici presenti nel sangue, consente di individuare i bambini a rischio di sviluppare il diabete di tipo 1 prima che la malattia si manifesti in tutta la sua gravità. Secondo le previsioni, grazie allo screening, oltre 450 bambini ogni anno potrebbero evitare la chetoacidosi e le sue complicazioni potenzialmente letali. Un progetto pilota in corso in quattro regioni italiane ha già coinvolto migliaia di bambini, e si prevede che l’iniziativa verrà estesa su scala nazionale entro il prossimo anno.
Il ruolo dei farmaci
Oltre alla diagnosi precoce, la ricerca sta compiendo progressi anche nel trattamento del diabete di tipo 1. Teplizumab, un farmaco recentemente approvato negli Stati Uniti, è il primo a mostrare la capacità di ritardare l’esordio della malattia nei bambini a rischio. In Italia, il farmaco è ora disponibile per uso compassionevole nei centri pediatrici di diabetologia. Si tratta di un anticorpo monoclonale che, somministrato per via endovenosa per due settimane, riesce a rallentare la progressione del diabete di tipo 1, dando ai pazienti mesi o addirittura anni di vita senza i sintomi della malattia.
La diagnosi precoce del diabete di tipo 1 è un passo fondamentale per prevenire complicanze gravi come la chetoacidosi, che può mettere in pericolo la vita dei bambini. Grazie allo screening pediatrico e ai trattamenti innovativi come Teplizumab, oggi è possibile ridurre significativamente i rischi associati alla malattia e migliorare la qualità della vita dei piccoli pazienti. In Italia, il programma nazionale di screening sta dimostrando l’efficacia di queste misure, e l’adozione di politiche di prevenzione potrebbe rappresentare un modello per altri paesi nel mondo.
Fonte: www.siedp.it